“Another Self” su Netflix

L'avventura di tre donne tra una nuova vita e la memoria storica

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Una Turchia densa di metafore del rapporto con il passato

Ada è un giovane chirurgo di successo, Sevgi un avvocato e Leyla una donna facoltosa, spensierata e impaziente verso il figlio Sarp. Le tre sono amiche per la pelle, e Sevgi, malata di tumore, può godere del loro affetto e del loro appoggio incondizionato, anche quando decide di andare a trovare un maestro spirituale ad Ayvalık, nota località marina, in seguito a un peggioramento. Il metodo di Zaman Bey si rivolge alla ricerca delle radici familiari dolorose che possono influire sulla salute, con l’utilizzo di partecipanti che incorporano in qualche modo il vissuto del “paziente”. Una sorta di ibrido tra psicodramma e costellazioni familiari, condito di una componente spirituale. Sevgi rintraccia le radici del suo male nella morte violenta del padre, e in seguito a una riconciliazione con il suo passato migliora sensibilmente. Ada, inizialmente scettica, cerca di capire la causa del vistoso tremore alla mano che rischia di rovinarle la carriera. Leyla della sua inspiegabile paura di nuotare. Non sempre ci sono cause di tipo psicologico. Spesso le ragioni affondano in un passato risalente alla guerra greco-turca del 1919-20 e alle innumerevoli e cruente vicende cha hanno caratterizzato la separazione etnica tra Greci e Turchi. La tesi di Zaman Bey è che non ci deve essere giudizio sui fatti del passato, che includono omicidi di persone inermi dall’una o dall’altra parte, poiché ciò influisce negativamente sul presente. I delitti nel corso del film sono commessi da Turchi che uccidono vicini greci, o persone di famiglia violate dai greci. Il tutto viene visto come una riparazione del sangue degli antenati compiuto dai viventi, che così si alleggeriscono di un fardello spirituale. Tra inconscio individuale e storico-spirituale, Freud e la teoria della giustizia riparatoria, insieme a un pizzico di karma o forse anche di etnopsichiatria, vanno a braccetto. Lievemente inquietante forse la proposta di lasciare andare il passato senza dare giudizi ma limitandosi a onorare i morti, nonché contraddittorio nel riportare invece alla luce uno dei numerosi momenti drammatici della storia turca dell’ultimo secolo. Difficile a un primo sguardo quale sia il messaggio. Dovremo aspettare forse la seconda parte.

La serie però ha catturato il pubblico -è attualmente al sesto posto delle serie TV Netflix- per le vicende amorose: Ada contesa da due uomini, Leyla alle prese con un marito infedele e spregiudicato e Sevgi con il tentativo di trovare l’amore. La serie è ovviamente un favoloso spot di Ayvalık e di Cunda, la bellissima isola in cui soggiornano le nostre, interpretate da Tuba Büyüküstün (Ada), Boncuk Yilmaz (Sevgi) e Seda Bakan (Leyla), con un Murat Boz, il bello e dannato Toprak, che sicuramente farà sospirare molte donne worldwide. E poi, ancora, i rapporti tra figli e genitori, un tema di valenza universale. Un piatto ricco da gustare tra una lacrima e un sorriso.